Prima Testimonianza
Mi chiamo Dina, sono nata e vivo in un paese del xxxxx, in una zona con laghi e molte pinete. Amo stare a contatto della natura. Facevo lunghe passeggiate nei boschi e praticavo anche lo sci di discesa. Questo, fino a sette anni fa, quando ho iniziato ad avere disturbi alle gambe; sono passata da tanti specialisti, ho fatto RMN fin dal 1996, ma la mia malattia non è stata capita. Nel 2001 non riuscivo a fare più di un chilometro e con grande fatica. Nel 2002, da febbraio in poi, il male ha galoppato: sono iniziati stiramenti tremendi da metà schiena ai piedi, che non mi facevano dormire, ho cominciato a trascinare la gamba sinistra e a provare una spossatezza pesante.
A inizio estate, cadevo senza avere il tempo di capire. Fatti di urgenza i potenziali evocati, il segnale corticale è risultato nullo su ambedue le gambe. Un mese di ricovero in ospedale, tanti esami tra cui il prelievo del liquido midollare che, esaminato, ha portato alla diagnosi di infiammazione della famiglia della sclerosi multipla. Ormai avevo una paresi atasso-spastica e potevo fare solo pochi metri, solo se sorretta da altri o tenendomi a sostegni.
La Fondazione xxxxxx di yyyy, che mi segue con controlli periodici, ha confermato la diagnosi di Sclerosi Multipla. Non sono stata sottoposta a “terapie di contenimento” perché il neurologo preferiva un periodo di osservazione della malattia (atipica per età ed attiva da qualche anno) per un po’ di tempo. Nei cinque mesi successivi ho fatto fisioterapia e, una volta alla settimana, pranoterapia da una signora nei dintorni di mmm, che mi ha sicuramente aiutato molto poiché alla fine riuscivo a fare circa 200 metri da sola, anche se con fatica.
Tra aprile e maggio mi sono accorta che non miglioravo ulteriormente, perciò ho smesso di fare pranoterapia e ho cercato di accettare questo fatto, ringraziando Dio, che almeno ero autosufficiente nelle cose essenziali.
Nel contempo, tramite mia sorella sono venuta a conoscenza del libro che parla del potere taumaturgico di Rita e ho seguito la trasmissione “Miracoli” in cui si parlava di lei. Ho pensato che forse c’era una speranza in più, ma ho messo in un angolo della mia mente questo pensiero.
Eravamo in vacanza e, a metà luglio, mio marito ha ricordato che Rita era sulle colline pesaresi; ci siamo informati e ho avuto la grazia di incontrarla. Dico “grazia” perché non posso definire in un altro modo quello che poi ho avuto, dopo solo otto volte che andavo da lei. Già la prima volta siamo rimasti colpiti da tre cose: tanta gente che aspettava, la semplicità e nello stesso tempo la forza del suo atteggiamento (figli e collaboratori compresi), nessuno che chiedeva una tariffa; “se volevi” potevi lasciare un’offerta all’Associazione. Questo ci ha sconcertati e abbiamo detto:” Qui si fa del bene nel nome del Signore”.
Sono andata da Rita Cutolo con grande speranza, ma senza pretendere poiché sono credente e la volontà del Signore può essere molto diversa dai miei progetti terreni. Già dopo 5 incontri sentivo una forza nuova. A metà agosto di quest’anno avevo provato (per misurarmi le gambe) un valzer lento e ho dovuto smettere dopo tre passi, perché la gamba sinistra non riusciva ad alzarsi abbastanza per seguire il ritmo. A fine agosto abbozzavo i primi passi di valzer; avevo paura anche a parlarne, tanto sembrava incredibile.
L’ho confidato al figlio di Rita, Luca, che mi ha risposto con grande umiltà: “Ringraziamo il Signore”. Il 12 settembre al nostro paese si celebra la festa della Natività di Maria, la statua viene portata attraverso il paese dai ragazzi che quell’anno compiono 18 anni. Tra questi c’era anche il mio terzogenito. Io ho seguito con la preghiera. Alla sera suonavano in piazza ed ho sentito un bisogno forte di provare a ballare pur con la paura di non riuscire. Era una mazurca (passi a elle rovesciata alternativamente e due passi laterali) quindi coordinazione e ritmo.
Credevo di dover smettere poco dopo, invece sono arrivata in fondo! Avevo la pelle d’oca ed un’emozione interiore fortissima. Ho ringraziato di cuore Dio e Rita perché è attraverso le sue mani, che Lui mi ha aiutata. Dopo soli 8 incontri (nel giro di un mese) le mie gambe riuscivano a fare questo. Ora ho molta più forza, riesco a camminare anche due chilometri.
Il controllo a yyyyy, effettuato a metà novembre, (Rita raccomanda sempre di fare tutti i controlli e, se ci sono, di non interrompere le cure) ha evidenziato questo grande miglioramento di salute, confermato dalla RMN e della visita neurologica. La malattia risulta ferma in tutti i sensi ed io sto recuperando ancora. Rita ci ha dato (con questo coinvolgo i miei cari) salute e forza spirituale, perché vive il Vangelo nella sua vita. La chiamo solo Rita non per prendermi delle libertà, ma perché è come una persona cara al mio cuore.
Non so cosa sarà il domani, so che ora, grazie a Rita, in poco tempo è cambiato tanto per me. Sono certa che è una persona molto vicina a Dio altrimenti non avrebbe tanta carità verso i sofferenti e non avrebbe quelle mani che guariscono. Grazie di cuore.
Seconda Testimonianza
Nel mio Comune di residenza c’è un folto gruppo di alpini in congedo, che contava 4 reduci della II^ guerra mondiale (ora tre, poiché uno è deceduto la scorsa settimana). L’anno scorso hanno festeggiato il 70° di fondazione: quindi, di lunga data.
Organizzano parecchie iniziative di tipo sociale, ecologico, di supporto alle altre associazioni e aiuto dove ci sono calamità, anche al di fuori del nostro territorio. La loro sede è intitolata a Padre Leone Casagranda, un sacerdote della nostra comunità che, nella campagna di Russia, già con le gambe in cancrena si trascinava sulle ginocchia per benedire i feriti e i moribondi (ci sono testimonianze autorevoli di ciò).
Io sono la madrina di questi alpini da quando avevo 18 anni: Ero stata scelta perché un mio zio paterno è rimasto disperso in Russia; era della divisione Julia, letteralmente decimata. La madrina sta a significare tutte le donne (madri, spose, sorelle, fidanzate) che accompagnavano i loro cari al fronte con la preghiera e l’amore silenzioso e sofferto, con i sacrifici quotidiani per mandare avanti la famiglia (qui, al tempo, c’era povertà) nella speranza del loro ritorno. Io ho molto rispetto per questo ruolo.
Sabato 31 gennaio 2004 il gruppo alpini festeggiava la sua giornata con la S. Messa e a seguire cena e ballo. Io ero invitata assieme a mio marito e ho aderito volentieri, per quanto ho detto sopra e perché ero fra persone che conosco da sempre e affettuose nei miei confronti. Dopo cena, visto che lo scorso settembre ero riuscita a fare un ballo (anche se con fatica della gamba sinistra) forse sarei riuscita a ballare qualche pezzo lento, qualche pezzo di mazurca e poi avrei ascoltato. Mi sentivo già felice così e pensavo a Rita e ai suoi angeli convinta che mi sarebbero stati accanto, come allora.
Premetto che ho fatto ultimamente i potenziali evocati (il cui segnale corticale nell’agosto 2002 era nullo bilateralmente) ed è risultato che sulla parte destra il segnale è tornato mentre sulla sinistra è ancora nullo. Nella mia precedente testimonianza ho descritto quello che riuscivo a fare e in questi ultimi due mesi ho faticato tanto e avuto tanta tensione, poiché mia madre è stata ricoverata con un attacco di cuore e da allora è ancora qui in casa mia per rimettersi poiché ha 89 anni compiuti.
Ciò che è successo ieri sera è stato così straordinario che non riesco a trovare le parole adatte per riferirlo con semplicità e renderne, nello stesso tempo, la grandezza. Ho iniziato a ballare una mazurca, sono arrivata in fondo e mi sono accorta che non facevo nessuna fatica neanche con la gamba sinistra; quello che la musica mi suggeriva di fare con i piedi mi riusciva normalmente. Ero sorpresa e perplessa e così anche mio marito. Poi ho ballato un valzer lento ed è stata la medesima cosa. Suonavano poi un fox molto veloce che impegna anche un buon ballerino (e con le gambe a posto). Io ho voluto provare perché capivo che mi stava succedendo qualche cosa di meraviglioso. Bene: ho ballato con scioltezza, vivacità, senza nessuna fatica; mi sembrava di volare come gli angeli di Rita (io sono ben lontana dalla loro perfezione, ma mi sentivo così leggera!)
Ho pensato con amore a Rita e a Dio che si manifesta attraverso di lei ed era un sentimento di gioia pura mentre ballavo così, con le gambe e i piedi che rispondevano come quando ero sana. Sia io che mio marito eravamo sgomenti ma felici: era come se tutto questo fosse una cosa normale e nello stesso tempo succedesse ad un’altra persona. Io, con sclerosi multipla, un segnale corticale nullo sulla sinistra, senza nessuna terapia medica, ero riuscita a ballare a quel ritmo sostenuto, come potevo fare sei – sette anni fa. Lì per lì eravamo così sopraffatti dalla cosa che non sono riuscita neanche ad emozionarmi.
Al mattino, quando ho realizzato in pieno che questa era realtà, l’emozione è stata profonda; un grazie che mi saliva dall’anima e abbracciava tutto il Creato. Certo che la misericordia di Dio deve essere grande perché io non ho mai creduto d’essere degna di tanta Sua attenzione. Vado da Rita con fiducia e speranza, ma con tanta umiltà di cuore. Quando sono di fronte al letto dove lei impone le mani, aspettando il mio turno, sono in piedi, ma dentro il mio cuore sono in ginocchio, con tanta devozione, perché so di essere vicina a qualche cosa che è molto al di la delle nostre miserie. C’è il Signore lì. Non si guarisce solo nel fisico, si apre il cuore e l’anima su orizzonti nuovi. Questo è ciò che sento e Rita, che legge nei nostri animi, sa che sto dicendo il vero.
Il 1° febbraio era la giornata della vita e, come una persona (di alta preparazione scientifica e credente) mi ha detto, il Signore l’aveva anticipata di un giorno per me. Il mio grazie deve essere di testimonianza ai malati e il vivere sempre più a fondo il Vangelo perché veramente ho avuto tanto, tanto di più di quello che chiedevo. Io torno sempre da Rita quattro giorni consecutivi al mese. Sarò da lei la prossima settimana e non vedo l’ora di abbracciarla.
Un commento
Commovente e bellissima testimonianza. Come Te, amica in Rita, siamo in tanti a dover ringraziare il Signore per il dono che ci ha fatto e di avercela fatta incontrare. Eugenio.